
De Gasperi, il 22 dicembre 1921, tenne alla Camera un discorso sulla questione delle terre annesse all'Italia dopo la Grande Guerra:
"Rinunzierò allo svolgimento, permettendomi solo due brevissime osservazioni sopra le questioni finanziarie su cui è richiamata l'attenzione del Governo e che riguardano le nuove province. Non entro nel merito delle singole questioni, sperando e confidando che il Governo confermerà anche questa sera il suo buon volere di risolvere questi problemi che in parte ha risolto o tentato di risolvere.
"Rinunzierò allo svolgimento, permettendomi solo due brevissime osservazioni sopra le questioni finanziarie su cui è richiamata l'attenzione del Governo e che riguardano le nuove province. Non entro nel merito delle singole questioni, sperando e confidando che il Governo confermerà anche questa sera il suo buon volere di risolvere questi problemi che in parte ha risolto o tentato di risolvere.
Rilevo solo che si tratta di due specie di problemi. L'una categoria è quella attinente ai cambi e alla valuta e a tutti i problemi dei titoli rimasti ancora insoluti.
L'altra è quella che riguarda piuttosto un'azione diplomatica del Governo, perché forse la Camera non è ancora a cognizione che, per una recente interpretazione della commissione delle riparazioni a Parigi, è stato dichiarato che i benefici delle clausole economiche del trattato non proteggono gli abitanti delle nuove province. Cosicché stranamente, per questo riguardo, gli abitanti delle nuove province non sono considerati dal trattato di San Germano né come amici né come nemici. Sono esclusi dalle une e dalle altre clausole; cosicché per tutto quello che riguarda il riscatto di crediti, il riscatto di titoli, in confronto dell'Austria o dell'Ungheria, gli abitanti delle nuove province sono esclusi da qualsiasi protezione del trattato.
Perciò dobbiamo fare un nuovo appello al Governo, perché nelle trattative che, spero, entro gennaio si riprenderanno con gli Stati successori della monarchia austro-ungarica, il Governo italiano assuma la protezione di questi interessi con speciale energia, perché per questi interessi non vige una formula precisa di protezione nel trattato, come per le vecchie province.
Aggiungo un'altra osservazione, riferendomi ad un accenno fatto dall'onorevole Matteotti, il quale parlando delle imposte delle nuove province e dei modi di contabilità, mi pare abbia fatto accenno sopra l'amministrazione più o meno corretta nell'una o nell'altra provincia. Ha parlato in modo particolare della Venezia Giulia e ciò non mi riguarda.
Vorrei soltanto che dalle sue parole, e certo questa non era la sua intenzione, non rimanesse l'impressione che queste nuove province sono anche come amministrazione ordinaria pesi morti, province passive che vengono qui a chiedere e che non diano.
Debbo osservare che l'ultimo bilancio di previsione prevede 411 milioni di entrata e 394 milioni di uscita. Quindi, nell'amministrazione ordinaria, quelle province sono arrivate all'attivo.
Un'altra osservazione debbo fare a proposito del discorso dell'onorevole Taggenburg. La Camera ha ascoltato ieri con deferenza le dichiarazioni sobrie, molto precise e decise del rappresentante della nazione tedesca nella Venezia Tridentina. Sono stato lieto che l'onorevole Toggenburg abbia fatto queste dichiarazioni, perché esse hanno smentito quella morbosa sentimentalità del nostro paese, il quale, appena legge o attraverso un telegramma della "Stefani" o attraverso qualche articolo che si può chiamare cavallo di ritorno, una qualsiasi dichiarazione più favorevole all'Italia, a un modus vivendi, o ad una collaborazione qualsiasi di carattere tecnico o politico coi rappresentanti italiani, ne desume subito che i tedeschi abbandonino il loro atteggiamento di protesta in confronto dello Stato stesso.
Credo che non ci si debba mai dare in braccio a simile illusione. L'onorevole Toggenburg ha di nuovo confermato che i rappresentanti tedeschi non abbandonano la loro linea protestataria, per quanto riguarda il diritto, e si riservano di farlo valere quando crederanno opportuno, mettendosi ora sopra un terreno di collaborazione pratica per un modus vivendi, per risolvere soprattutto i problemi economici e finanziari, nei quali, come ha dimostrato, è grandemente interessato anche l'Alto Adige.
Ora, io dico, non mi meraviglio che sia così. Credo che sia una esigenza assurda quella di coloro i quali pretendono che la generazione attuale tedesca, specialmente i rappresentanti politici che hanno combattuto tutta la loro vita per una diversa concezione, oggi debbano venire qui a dimostrare un sentimento che non possono avere.
Noi questo non lo possiamo pretendere ed è una ingenuità se fingiamo di volerlo credere, o se la stampa qualche volta manifesta di volerlo credere. Noi chiediamo, noi dobbiamo chiedere solo francamente e lealmente che smettano di rimanere continuamente sul piede di guerra in confronto dello Stato italiano; dobbiamo chiedere che questo sentimento che la generazione presente ha innato ed ha attuato ormai in pratica, anche nella pratica politica, non lo inspirino mediante la stampa e la scuola nelle generazioni venture.
Dobbiamo esigere che le nuove generazioni non vengano educate all'odio contro l'Italia.
Per questo riguardo, l'onorevole Toggenburg ha torto quando critica e si oppone al decreto, testè emanato dal Governo, riguardante la scuola. Debbo rilevare che quel decreto stabilisce una cosa semplicissima: che i genitori italiani debbano mandare i loro figliuoli alle scuole italiane; i tedeschi sono liberi di mandarli alle scuole tedesche. Questa legislazione provvisoria non somiglia quindi, nemmeno di lontano, alla legislazione che i tedeschi avevano introdotto in Russia e avevano tentato di fare anche, sotto il dominio austriaco, nei nostri territori.
Per il resto, noi siamo d'accordo. Accettiamo volentieri le dichiarazioni di avvicinamento da parte dei rappresentanti tedeschi, e prego la Camera di prendere nota che, contrariamente a quello che si va dicendo e che purtroppo si è andato ripetendo anche in confronto del potere governativo, i rappresentanti del Trentino non si ispirano a sentimenti di rappresaglia. Non vogliono rifarsi né ricondursi al passato e ai conflitti del passato, ma favoriranno l'avvicinamento e la conciliazione, quando l'interesse dello Stato lo richieda. Ma vogliono soltanto agire con maggiore prudenza, con maggiore cautela e con minore sentimentalità, perché conoscono il passato, il presente, l'attuale condizione e la possibilità per l'avvenire.
A questo riguardo, io vorrei pregare il Governo di non dimenticare che un ufficio politico speciale, il quale conosca da vicino e si possa occupare con azione direttiva di risolvere i problemi dell'Alto Adige, della Venezia Tridentina e della Venezia Giulia, è assolutamente una necessità per non incorrere, attraverso tutta l'amministrazione ordinaria, in gravi errori e per non rinfocolare i contrasti, là dove invece bisognerebbe tentare di toglierli.
Fatte queste osservazioni, raccomando al Governo di accettare il mio ordine del giorno."
L'altra è quella che riguarda piuttosto un'azione diplomatica del Governo, perché forse la Camera non è ancora a cognizione che, per una recente interpretazione della commissione delle riparazioni a Parigi, è stato dichiarato che i benefici delle clausole economiche del trattato non proteggono gli abitanti delle nuove province. Cosicché stranamente, per questo riguardo, gli abitanti delle nuove province non sono considerati dal trattato di San Germano né come amici né come nemici. Sono esclusi dalle une e dalle altre clausole; cosicché per tutto quello che riguarda il riscatto di crediti, il riscatto di titoli, in confronto dell'Austria o dell'Ungheria, gli abitanti delle nuove province sono esclusi da qualsiasi protezione del trattato.
Perciò dobbiamo fare un nuovo appello al Governo, perché nelle trattative che, spero, entro gennaio si riprenderanno con gli Stati successori della monarchia austro-ungarica, il Governo italiano assuma la protezione di questi interessi con speciale energia, perché per questi interessi non vige una formula precisa di protezione nel trattato, come per le vecchie province.
Aggiungo un'altra osservazione, riferendomi ad un accenno fatto dall'onorevole Matteotti, il quale parlando delle imposte delle nuove province e dei modi di contabilità, mi pare abbia fatto accenno sopra l'amministrazione più o meno corretta nell'una o nell'altra provincia. Ha parlato in modo particolare della Venezia Giulia e ciò non mi riguarda.
Vorrei soltanto che dalle sue parole, e certo questa non era la sua intenzione, non rimanesse l'impressione che queste nuove province sono anche come amministrazione ordinaria pesi morti, province passive che vengono qui a chiedere e che non diano.
Debbo osservare che l'ultimo bilancio di previsione prevede 411 milioni di entrata e 394 milioni di uscita. Quindi, nell'amministrazione ordinaria, quelle province sono arrivate all'attivo.
Un'altra osservazione debbo fare a proposito del discorso dell'onorevole Taggenburg. La Camera ha ascoltato ieri con deferenza le dichiarazioni sobrie, molto precise e decise del rappresentante della nazione tedesca nella Venezia Tridentina. Sono stato lieto che l'onorevole Toggenburg abbia fatto queste dichiarazioni, perché esse hanno smentito quella morbosa sentimentalità del nostro paese, il quale, appena legge o attraverso un telegramma della "Stefani" o attraverso qualche articolo che si può chiamare cavallo di ritorno, una qualsiasi dichiarazione più favorevole all'Italia, a un modus vivendi, o ad una collaborazione qualsiasi di carattere tecnico o politico coi rappresentanti italiani, ne desume subito che i tedeschi abbandonino il loro atteggiamento di protesta in confronto dello Stato stesso.
Credo che non ci si debba mai dare in braccio a simile illusione. L'onorevole Toggenburg ha di nuovo confermato che i rappresentanti tedeschi non abbandonano la loro linea protestataria, per quanto riguarda il diritto, e si riservano di farlo valere quando crederanno opportuno, mettendosi ora sopra un terreno di collaborazione pratica per un modus vivendi, per risolvere soprattutto i problemi economici e finanziari, nei quali, come ha dimostrato, è grandemente interessato anche l'Alto Adige.
Ora, io dico, non mi meraviglio che sia così. Credo che sia una esigenza assurda quella di coloro i quali pretendono che la generazione attuale tedesca, specialmente i rappresentanti politici che hanno combattuto tutta la loro vita per una diversa concezione, oggi debbano venire qui a dimostrare un sentimento che non possono avere.
Noi questo non lo possiamo pretendere ed è una ingenuità se fingiamo di volerlo credere, o se la stampa qualche volta manifesta di volerlo credere. Noi chiediamo, noi dobbiamo chiedere solo francamente e lealmente che smettano di rimanere continuamente sul piede di guerra in confronto dello Stato italiano; dobbiamo chiedere che questo sentimento che la generazione presente ha innato ed ha attuato ormai in pratica, anche nella pratica politica, non lo inspirino mediante la stampa e la scuola nelle generazioni venture.
Dobbiamo esigere che le nuove generazioni non vengano educate all'odio contro l'Italia.
Per questo riguardo, l'onorevole Toggenburg ha torto quando critica e si oppone al decreto, testè emanato dal Governo, riguardante la scuola. Debbo rilevare che quel decreto stabilisce una cosa semplicissima: che i genitori italiani debbano mandare i loro figliuoli alle scuole italiane; i tedeschi sono liberi di mandarli alle scuole tedesche. Questa legislazione provvisoria non somiglia quindi, nemmeno di lontano, alla legislazione che i tedeschi avevano introdotto in Russia e avevano tentato di fare anche, sotto il dominio austriaco, nei nostri territori.
Per il resto, noi siamo d'accordo. Accettiamo volentieri le dichiarazioni di avvicinamento da parte dei rappresentanti tedeschi, e prego la Camera di prendere nota che, contrariamente a quello che si va dicendo e che purtroppo si è andato ripetendo anche in confronto del potere governativo, i rappresentanti del Trentino non si ispirano a sentimenti di rappresaglia. Non vogliono rifarsi né ricondursi al passato e ai conflitti del passato, ma favoriranno l'avvicinamento e la conciliazione, quando l'interesse dello Stato lo richieda. Ma vogliono soltanto agire con maggiore prudenza, con maggiore cautela e con minore sentimentalità, perché conoscono il passato, il presente, l'attuale condizione e la possibilità per l'avvenire.
A questo riguardo, io vorrei pregare il Governo di non dimenticare che un ufficio politico speciale, il quale conosca da vicino e si possa occupare con azione direttiva di risolvere i problemi dell'Alto Adige, della Venezia Tridentina e della Venezia Giulia, è assolutamente una necessità per non incorrere, attraverso tutta l'amministrazione ordinaria, in gravi errori e per non rinfocolare i contrasti, là dove invece bisognerebbe tentare di toglierli.
Fatte queste osservazioni, raccomando al Governo di accettare il mio ordine del giorno."