
Completamente diverso era il mercato in cui agiva la stragrande maggioranza dei consumatori che viveva ai limiti della sussistenza. I poveri continentali vivevano in condizioni assai peggiori di quelli d'oltremanica. Molto chiarificatrice è la testimonianza che Arthur Young espose nei suoi diari a proposito della povertà in Dordogna:
“Passiamo a Payrac e ci imbattiamo in molti mendicanti, cosa non accaduta prima. Tutte le contadine, donne e ragazze, sono prive di scarpe e di calze, che lasciano scoperti i piedi. È questa una miseria che colpisce alle radici la prosperità nazionale, poiché un largo consumo fra i poveri è di maggior conseguenza che fra i ricchi; la ricchezza di una nazione risiede nella circolazione e nel consumo, e che i poveri si astengano dal far uso di cuoio e di lana deve essere considerato un male di prima grandezza”.
Essi potevano mirare soltanto agli articoli di pessima qualità, che necessitavano di una perizia tecnica molto bassa. I prodotti che acquistavano erano opera di artigiani locali, che seguivano i tradizionali criteri del luogo anziché quelli regionali o nazionali. Questo favorì il permanere di uno stile provinciale nel modo di vestire. Non esitavano a farsi da soli ciò che potevano produrre in casa. I poveri del XVIII secolo tendevano a partecipare al mercato il meno possibile.
Vi era una connessione tra povertà, mancanza di industria e tale modello di consumo: un modello in cui i bisogni dipendevano dai mezzi, e i mezzi erano inficiati dai bisogni. Un circolo vizioso che costituì un grave peso per il continente europeo. Ma il ritardo dello sviluppo rispetto all'Inghilterra, come oggi sappiamo, non era destinato a durare in eterno.