Quando si pensa ai padri fondatori dell’Europa, i principali personaggi che balzano alla mente sono il tedesco Adenauer, il francese Schuman e l’italiano De Gasperi.
Quest’ultimo, inoltre, aveva già sperimentato l’ essere cittadino di una società multietnica e multiculturale: l’impero asburgico. Nato nel trentino ancora occupato dagli austriaci, la sua prima importante esperienza politica fu l’elezione al Reichsrat di Vienna nel 1911.
Andando oltre la sua storia personale, De Gasperi fu europeista per convinzione e per pragmatismo.
Quest’ultimo, inoltre, aveva già sperimentato l’ essere cittadino di una società multietnica e multiculturale: l’impero asburgico. Nato nel trentino ancora occupato dagli austriaci, la sua prima importante esperienza politica fu l’elezione al Reichsrat di Vienna nel 1911.
Andando oltre la sua storia personale, De Gasperi fu europeista per convinzione e per pragmatismo.
L’Europa unita sarebbe stata il baluardo della pace e della democrazia proprio nel continente sul quale si erano abbattute due guerre mondiali nel corso del medesimo secolo; ma la pace a cui pensava lo statista italiano non era esclusivamente la pace tra le nazioni, bensì anche la pace sociale per tutti gli europei: lavoro, equità, prosperità, giustizia.
All’indomani della seconda guerra mondiale l’unità europea era, agli occhi di De Gasperi, speranza concreta e meta lontana lungo un percorso irto di ostacoli.
Il 20 aprile 1950, a Taranto, lo statista trentino tenne un discorso rivolto ai dirigenti della Democrazia Cristiana in cui espose la sua idea sull’integrazione europea: “Si sta ora trattando di costruire l’unità dell’Europa e, se la si costruisce, si darà vita ad una nuova alleanza a cui parteciperanno tutti i popoli che hanno sofferto delle guerre, che hanno orrore massimo della guerra, e tutto l’interesse a mantenere la pace. Questi popoli si metteranno d’accordo, saranno unite soprattutto le grandi masse lavoratrici di una parte e dell’altra e sarà creato un grande baluardo di tranquillità e sicurezza, tale che la guerra sarà esclusa per sempre.”
De Gasperi mise in chiaro quelli che avrebbero dovuto essere gli obiettivi di tale “alleanza”: la pace e la sicurezza, la fratellanza tra i popoli e la concordia tra le categorie sociali più deboli (“saranno unite soprattutto le grandi masse lavoratrici”).
La parola chiave, per chi aveva ancora ben presenti le violenze e gli orrori della seconda guerra mondiale, non poteva che essere pace. Un termine che, come abbiamo già accennato, non era da intendersi semplicemente come l’assenza di una guerra armata. Una tale pace, tuttavia, non poteva essere il mero frutto di una decisione politica. Era precisa responsabilità di ogni italiano ed europeo. I cittadini in primis avrebbero dovuto amare e difendere la pace: “Amici, non è questo lavoro di pochi, è lavoro di tutti, lavoro di coscienza, di disciplina, di voi tutti. Bisogna che dal popolo venga il grido che chieda pace, pace.”
Per sottolinearne l’importanza, De Gasperi, in chiusura del discorso di Taranto, tornò su questa parola: “Ricostruiamo la pace all’interno e all’estero. E soprattutto per ottenerla diamo testimonianza di disciplina, di ordine, di buona volontà, di lavoro, cerchiamo la migliore distribuzione possibile dei beni della terra per superare quelle difficoltà che sono naturali, ma che si superano se gli uomini sono pronti al sacrificio e sanno che bisogna, per vincere, avere fede assoluta nella Provvidenza Divina”.
De Gasperi morì nel 1954, prima di poter vedere firmato il trattato costitutivo della CEE (Comunità Economica Europea) siglato a Roma tre anni dopo. Da questo evento prese avvio un percorso che ancor oggi non è terminato. Nonostante i passi in avanti e tutte le evoluzioni, la parola chiave è sempre quella individuata dallo statista di Pieve Tesino. Pensiamo a cosa è accaduto e sta accadendo in Ucraina. Pensiamo alla crisi economica che ha creato pesanti ingiustizie sociali. Gli europei devono aver presente che i loro sforzi e loro sacrifici devono tendere alla Pace. Quella con la P maiuscola.
All’indomani della seconda guerra mondiale l’unità europea era, agli occhi di De Gasperi, speranza concreta e meta lontana lungo un percorso irto di ostacoli.
Il 20 aprile 1950, a Taranto, lo statista trentino tenne un discorso rivolto ai dirigenti della Democrazia Cristiana in cui espose la sua idea sull’integrazione europea: “Si sta ora trattando di costruire l’unità dell’Europa e, se la si costruisce, si darà vita ad una nuova alleanza a cui parteciperanno tutti i popoli che hanno sofferto delle guerre, che hanno orrore massimo della guerra, e tutto l’interesse a mantenere la pace. Questi popoli si metteranno d’accordo, saranno unite soprattutto le grandi masse lavoratrici di una parte e dell’altra e sarà creato un grande baluardo di tranquillità e sicurezza, tale che la guerra sarà esclusa per sempre.”
De Gasperi mise in chiaro quelli che avrebbero dovuto essere gli obiettivi di tale “alleanza”: la pace e la sicurezza, la fratellanza tra i popoli e la concordia tra le categorie sociali più deboli (“saranno unite soprattutto le grandi masse lavoratrici”).
La parola chiave, per chi aveva ancora ben presenti le violenze e gli orrori della seconda guerra mondiale, non poteva che essere pace. Un termine che, come abbiamo già accennato, non era da intendersi semplicemente come l’assenza di una guerra armata. Una tale pace, tuttavia, non poteva essere il mero frutto di una decisione politica. Era precisa responsabilità di ogni italiano ed europeo. I cittadini in primis avrebbero dovuto amare e difendere la pace: “Amici, non è questo lavoro di pochi, è lavoro di tutti, lavoro di coscienza, di disciplina, di voi tutti. Bisogna che dal popolo venga il grido che chieda pace, pace.”
Per sottolinearne l’importanza, De Gasperi, in chiusura del discorso di Taranto, tornò su questa parola: “Ricostruiamo la pace all’interno e all’estero. E soprattutto per ottenerla diamo testimonianza di disciplina, di ordine, di buona volontà, di lavoro, cerchiamo la migliore distribuzione possibile dei beni della terra per superare quelle difficoltà che sono naturali, ma che si superano se gli uomini sono pronti al sacrificio e sanno che bisogna, per vincere, avere fede assoluta nella Provvidenza Divina”.
De Gasperi morì nel 1954, prima di poter vedere firmato il trattato costitutivo della CEE (Comunità Economica Europea) siglato a Roma tre anni dopo. Da questo evento prese avvio un percorso che ancor oggi non è terminato. Nonostante i passi in avanti e tutte le evoluzioni, la parola chiave è sempre quella individuata dallo statista di Pieve Tesino. Pensiamo a cosa è accaduto e sta accadendo in Ucraina. Pensiamo alla crisi economica che ha creato pesanti ingiustizie sociali. Gli europei devono aver presente che i loro sforzi e loro sacrifici devono tendere alla Pace. Quella con la P maiuscola.