Già De Gasperi, uno dei padri dell'Europa, rifletteva sulla possibilità di moneta unica europea, vista come tappa di un cammino verso un'unificazione (ben più che economica) del continente. Tuttavia, dalla scomparsa dello statista italiano all' unione monetaria, passarono alcuni decenni.
Nel processo di transizione all'euro, possiamo evidenziare tre fasi salienti: la creazione del sistema monetario europeo (SME), il passaggio da questo all'Unione economica monetaria (UEM), e la conseguente introduzione effettiva della moneta unica.
Nel processo di transizione all'euro, possiamo evidenziare tre fasi salienti: la creazione del sistema monetario europeo (SME), il passaggio da questo all'Unione economica monetaria (UEM), e la conseguente introduzione effettiva della moneta unica.
Premessa: nel 1971 terminò il sistema dei tassi di cambio fissi. Gli Stati Uniti avevano infatti deciso di abolire il rapporto fisso fra il dollaro e il prezzo dell'oro sul quale, dalla II guerra mondiale a seguire, si era basata la stabilità monetaria.
I paesi dell'UE decisero così, nella prospettiva di un'unione monetaria, di creare il sistema monetario europeo (in vigore da marzo 1979). Esso era caratterizzato da una moneta di riferimento, l'ecu; un meccanismo di cambio: il tasso era legato all'ecu ed erano permesse oscillazioni fino a un margine del 2,25%; infine, un meccanismo creditizio: il 20% delle riserve in valuta e oro di ogni Stato membro andava trasferito ad un fondo comune.
Tuttavia lo SME non neutralizzava gli spettri delle fluttuazioni incontrollate e delle continue svalutazioni competitive. Nel 1989, al Consiglio europeo di Madrid, si accelera sull'ipotesi di moneta unica; fu infatti adottato un piano in tre fasi per una Unione economica monetaria (UEM). Il sistema monetario, d'altronde, non poteva reggere ancora a lungo: già nel 1992 Italia e Inghilterra, con le loro rispettive lira e sterlina, furono costrette ad uscirvi.
La prima, che iniziò nel luglio 1990, consisteva nella libertà di circolazione, nell'aumento dei fondi strutturali per affrontare gli squilibri tra le regioni europee e nel coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri.
La seconda, che iniziò nel gennaio 1994, prevedeva la creazione dell'IME (Istituto monetario europeo), formato dai governatori delle banche centrali dell'UE; il principio di indipendenza delle banche centrali e, infine, politiche di riduzione del deficit.
La terza ed ultima fase coincise con l'introduzione della moneta unica: il 1°gennaio 1999, undici paesi (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna) adottarono l'euro; la BCE andò a sostituire l'IME. In ultimo, dall'inizio del 2002, vennero messi in circolazione le nuove banconote e monete nei dodici paesi (la Grecia era stata ammessa, oggi sappiamo con troppa fretta, nel 2001) aderenti.
Da allora, l'euro è l'unica valuta che può essere utilizzata nell'eurozona.
I paesi dell'UE decisero così, nella prospettiva di un'unione monetaria, di creare il sistema monetario europeo (in vigore da marzo 1979). Esso era caratterizzato da una moneta di riferimento, l'ecu; un meccanismo di cambio: il tasso era legato all'ecu ed erano permesse oscillazioni fino a un margine del 2,25%; infine, un meccanismo creditizio: il 20% delle riserve in valuta e oro di ogni Stato membro andava trasferito ad un fondo comune.
Tuttavia lo SME non neutralizzava gli spettri delle fluttuazioni incontrollate e delle continue svalutazioni competitive. Nel 1989, al Consiglio europeo di Madrid, si accelera sull'ipotesi di moneta unica; fu infatti adottato un piano in tre fasi per una Unione economica monetaria (UEM). Il sistema monetario, d'altronde, non poteva reggere ancora a lungo: già nel 1992 Italia e Inghilterra, con le loro rispettive lira e sterlina, furono costrette ad uscirvi.
La prima, che iniziò nel luglio 1990, consisteva nella libertà di circolazione, nell'aumento dei fondi strutturali per affrontare gli squilibri tra le regioni europee e nel coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri.
La seconda, che iniziò nel gennaio 1994, prevedeva la creazione dell'IME (Istituto monetario europeo), formato dai governatori delle banche centrali dell'UE; il principio di indipendenza delle banche centrali e, infine, politiche di riduzione del deficit.
La terza ed ultima fase coincise con l'introduzione della moneta unica: il 1°gennaio 1999, undici paesi (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna) adottarono l'euro; la BCE andò a sostituire l'IME. In ultimo, dall'inizio del 2002, vennero messi in circolazione le nuove banconote e monete nei dodici paesi (la Grecia era stata ammessa, oggi sappiamo con troppa fretta, nel 2001) aderenti.
Da allora, l'euro è l'unica valuta che può essere utilizzata nell'eurozona.