
Marshall nasce il 26 luglio 1842 nella capitale inglese, Londra, in una famiglia piccolo borghese (il padre era un impiegato della Banca d’Inghilterra). Studia alla Merchant Taylor School e poi ottiene una borsa di studio per il prestigioso istituto di Oxford, dove avrebbe dovuto condurre degli studi classici per una carriera ecclesiastica. Tuttavia Alfred si sente più portato per le materie scientifiche e grazie all’aiuto dello zio riesce a ribellarsi alle pressioni familiari e ad entrare presso la facoltà matematica di Cambridge. Ivi si dimostra studente capace e meritevole.
Ultimati gli studi ha inizio per lui una carriera accademica: prima con una collaborazione al St. John’s, poi diviene professore di Scienze Morali nello stesso istituto.
Nel 1875 viaggia in America, e dopo questa esperienza inizia il suo interessamento profondo verso l’economia. Diviene insegnante di economia delle studentesse del Newnham Hall dove conosce la sua futura moglie, Mary Paley.
Marshall fu importante non quanto prosecutore e ingegnoso teorico della “rivoluzione marginalista”, ma in quanto egli riuscì a sintetizzare la grande tradizione del passato con le nuove impostazioni soggettiviste. Il suo contributo stimolò la nascita di quella che ancor oggi è una delle concezioni più accreditate, quella neoclassica.
Il suo primo contributo importante si ha nel 1879 quando pubblica due saggi: The pure teory of foreign trade e The pure teory of domestic values. In quell’anno esce anche un’altra opera: The economics of industry.
Nel 1884 diviene professore di economia a Cambridge, questo evento segna un cambio di passo rispetto ai difficili anni precedenti: rimane professore fino al 1908, ma i rapporti con il prestigioso istituto termineranno solo con la sua morte nel 1924.
Per suo impulso nasce, nel 1890, la British Economic Association, e l’Economic Journal. Una delle opere di Marshall diviene una pietra miliare per gli studiosi di economia, i Principles of economics (Keynes dirà che essi, accostati alla lettura delle pagine economiche di un buon quotidiano, sono sufficienti per la formazione di una salda conoscenza di economia).
Del lavoro di Marshall, anche i suoi Official Papers (testimonianze a commissioni parlamentari) sono parte importante, nonché i suoi Memorials.
Egli sostiene di aver sviluppato una concezione autonoma, che riesce a tenere insieme i poli opposti della tradizione classica e della teoria soggettivista del valore. Egli nega sia l’utilitarismo di Jevons, che la teoria oggettiva dei classici basata sul costo di produzione; entrambe hanno elementi di verità, ma entrambe hanno gravi imperfezioni.
Uno dei punti principali da risolvere è quello dei flussi del commercio internazionale. Per spiegarli, nella teoria marshalliana, un ruolo fondamentale è ricoperto dal rapporto tra la domanda e l’offerta: esso è la base per la determinazione dei valori di scambio delle merci. Infatti, nell’opera Teoria pura del commercio estero, Marshall analizza un grafico che “ha sugli assi delle ascisse e delle ordinate la quantità delle due merci. Per ciascuna di esse si sa già, grazie alla teoria dei costi comparati, quale è esportata e quale è importata da ciascuno dei due paesi. Le due curve di domanda (una per ciascun paese) indicano, per ogni data quantità di merce importata, la quantità massima di merce esportata che il paese in questione è disposto a cedere in cambio. Quando le due curve si incontrano si ha un punto i equilibrio, che indica la quantità scambiata delle due merci, e quindi il corrispondente rapporto di scambio di equilibrio tra esse” (Roncaglia).
In Marshall diviene importante anche lo scorrere del tempo: esso serve per determinare gli equilibri al variare della domanda e/o dell’offerta nel brevissimo, breve, lungo e lunghissimo periodo. Tale rapporto è, infatti, potenzialmente suscettibile a mutamenti e presenta molteplici incognite. L’obiettivo di Marshall è quello di costruire un sistema teorico che, da un lato, presenta un equilibrio statico tra domanda e offerta; ma dall’altro lato sviluppa dei concetti per rappresentare la realtà economica tenendo conto del dinamismo degli eventi e dell’evoluzione storica.
Nel 1875 viaggia in America, e dopo questa esperienza inizia il suo interessamento profondo verso l’economia. Diviene insegnante di economia delle studentesse del Newnham Hall dove conosce la sua futura moglie, Mary Paley.
Marshall fu importante non quanto prosecutore e ingegnoso teorico della “rivoluzione marginalista”, ma in quanto egli riuscì a sintetizzare la grande tradizione del passato con le nuove impostazioni soggettiviste. Il suo contributo stimolò la nascita di quella che ancor oggi è una delle concezioni più accreditate, quella neoclassica.
Il suo primo contributo importante si ha nel 1879 quando pubblica due saggi: The pure teory of foreign trade e The pure teory of domestic values. In quell’anno esce anche un’altra opera: The economics of industry.
Nel 1884 diviene professore di economia a Cambridge, questo evento segna un cambio di passo rispetto ai difficili anni precedenti: rimane professore fino al 1908, ma i rapporti con il prestigioso istituto termineranno solo con la sua morte nel 1924.
Per suo impulso nasce, nel 1890, la British Economic Association, e l’Economic Journal. Una delle opere di Marshall diviene una pietra miliare per gli studiosi di economia, i Principles of economics (Keynes dirà che essi, accostati alla lettura delle pagine economiche di un buon quotidiano, sono sufficienti per la formazione di una salda conoscenza di economia).
Del lavoro di Marshall, anche i suoi Official Papers (testimonianze a commissioni parlamentari) sono parte importante, nonché i suoi Memorials.
Egli sostiene di aver sviluppato una concezione autonoma, che riesce a tenere insieme i poli opposti della tradizione classica e della teoria soggettivista del valore. Egli nega sia l’utilitarismo di Jevons, che la teoria oggettiva dei classici basata sul costo di produzione; entrambe hanno elementi di verità, ma entrambe hanno gravi imperfezioni.
Uno dei punti principali da risolvere è quello dei flussi del commercio internazionale. Per spiegarli, nella teoria marshalliana, un ruolo fondamentale è ricoperto dal rapporto tra la domanda e l’offerta: esso è la base per la determinazione dei valori di scambio delle merci. Infatti, nell’opera Teoria pura del commercio estero, Marshall analizza un grafico che “ha sugli assi delle ascisse e delle ordinate la quantità delle due merci. Per ciascuna di esse si sa già, grazie alla teoria dei costi comparati, quale è esportata e quale è importata da ciascuno dei due paesi. Le due curve di domanda (una per ciascun paese) indicano, per ogni data quantità di merce importata, la quantità massima di merce esportata che il paese in questione è disposto a cedere in cambio. Quando le due curve si incontrano si ha un punto i equilibrio, che indica la quantità scambiata delle due merci, e quindi il corrispondente rapporto di scambio di equilibrio tra esse” (Roncaglia).
In Marshall diviene importante anche lo scorrere del tempo: esso serve per determinare gli equilibri al variare della domanda e/o dell’offerta nel brevissimo, breve, lungo e lunghissimo periodo. Tale rapporto è, infatti, potenzialmente suscettibile a mutamenti e presenta molteplici incognite. L’obiettivo di Marshall è quello di costruire un sistema teorico che, da un lato, presenta un equilibrio statico tra domanda e offerta; ma dall’altro lato sviluppa dei concetti per rappresentare la realtà economica tenendo conto del dinamismo degli eventi e dell’evoluzione storica.