Per fronteggiare l'attuale recessione economica, che rischia di prolungarsi ad oltranza, il presidente di Confindustria, Squinzi, torna a chiedere dalle colonne del Financial Times la formazione di un governo attivo e stabile.
La rielezione del Presidente Napolitano rende questo appello un po' meno illusione, e un po' più speranza. Egli può essere il “fattore coagulante” per la formazione di un esecutivo solido, grazie alla sua lungimiranza e alla sua concretezza.
La rielezione del Presidente Napolitano rende questo appello un po' meno illusione, e un po' più speranza. Egli può essere il “fattore coagulante” per la formazione di un esecutivo solido, grazie alla sua lungimiranza e alla sua concretezza.
Dalla realtà non si scappa, Napolitano lo ha ricordato ai parlamentari nel suo discorso di insediamento.
In Italia vige il bicameralismo paritario, pertanto dalla matematica non si può sfuggire: se non si ha la maggioranza assoluta sia alla camera che al senato non si può governare. E poiché il centrosinistra ha solo la maggioranza relativa al senato non ha i numeri per fare un governo autonomo.
Quindi il bivio: o si forma un governo di larghe intese, che il Presidente della Repubblica ha ricordato non essere un orrore; o si torna al voto. Ma in un momento come questo la tempestività è d'obbligo. Stare a guardare nell'attesa di un nuovo voto, mentre le imprese e cittadini sono sempre più torchiati dalla crisi, sarebbe un atto di cinismo.
In Germania il governo costituito da forze composite ha funzionato (nel 2005 CDU, CSU e SPD hanno collaborato). I dubbi sulla validità di un tale modello in Italia sono legittimi, ma precludere tale possibilità in maniera intransigente, nelle condizioni in cui il nostro paese versa oggigiorno, non possiamo permettercelo.
L'importante è che il nuovo governo, al di là dei nomi e delle sigle politiche, affronti i problemi concreti che vanno oltre le ideologie di parte. Un compromesso illuminato seppur imperfetto, nel nome del bene comune, non è un'utopia.
Le questioni più stringenti, che in virtù del senso della realtà vanno riconosciute da tutti i partiti, sono ben individuati da Giavazzi e Alesina nel loro articolo comparso oggi sul Corriere della Sera; in materia economica si rende necessario “abbassare le tasse su lavoro e investimenti e far ripartire il credito a famiglie e imprese”. Serve un taglio fiscale rilevante; “un obbiettivo di 4 punti di Pil (circa 50 miliardi), che ci allineerebbe alla pressione fiscale tedesca, non è irraggiungibile nell'arco di qualche anno”.
I fondi si possono trovare: “10-12 miliardi di sussidi si possono abolire da domani, come da mesi chiede Confindustria”. Il rapporto Giavazzi, redatto su richiesta del governo Monti, contiene un provvedimento di legge già pronto. Il principio è molto semplice: ai ricchi si propongono meno tasse, ma in cambio devono pagare alcuni servizi. Per esempio: “Uno studente universitario costa allo Stato, in media, 7 mila euro l'anno. I ricchi, dopo che gli sono state abbassate le tasse, devono pagarne 10. Con i 3 che avanzano si possono finanziare borse di studio per i meno abbienti meritevoli”. Stesso principio va applicato in campo sanitario.
Un altro metodo per reperire risorse consiste nel rivedere gli incentivi alle energie rinnovabili che generano una rendita finanziata dalle bollette degli italiani.
Giavazzi e Alesina fanno anche un'osservazione sul debito pubblico: meglio che cresca di qualche punto, purché serva a far ripartire l'economia. Un ulteriore contrazione del Pil italiano peserebbe di più che non tale opzione.
Ma per affrontare queste, e tutte le altre questioni aperte del nostro paese, si deve necessariamente formare un governo forte e stabile; servono senso della realtà e assunzione di responsabilità. Insomma serve comprendere il senso del discorso (lucido, commovente e lungimirante) di Napolitano. Uno statista.
G. Brigatti
In Italia vige il bicameralismo paritario, pertanto dalla matematica non si può sfuggire: se non si ha la maggioranza assoluta sia alla camera che al senato non si può governare. E poiché il centrosinistra ha solo la maggioranza relativa al senato non ha i numeri per fare un governo autonomo.
Quindi il bivio: o si forma un governo di larghe intese, che il Presidente della Repubblica ha ricordato non essere un orrore; o si torna al voto. Ma in un momento come questo la tempestività è d'obbligo. Stare a guardare nell'attesa di un nuovo voto, mentre le imprese e cittadini sono sempre più torchiati dalla crisi, sarebbe un atto di cinismo.
In Germania il governo costituito da forze composite ha funzionato (nel 2005 CDU, CSU e SPD hanno collaborato). I dubbi sulla validità di un tale modello in Italia sono legittimi, ma precludere tale possibilità in maniera intransigente, nelle condizioni in cui il nostro paese versa oggigiorno, non possiamo permettercelo.
L'importante è che il nuovo governo, al di là dei nomi e delle sigle politiche, affronti i problemi concreti che vanno oltre le ideologie di parte. Un compromesso illuminato seppur imperfetto, nel nome del bene comune, non è un'utopia.
Le questioni più stringenti, che in virtù del senso della realtà vanno riconosciute da tutti i partiti, sono ben individuati da Giavazzi e Alesina nel loro articolo comparso oggi sul Corriere della Sera; in materia economica si rende necessario “abbassare le tasse su lavoro e investimenti e far ripartire il credito a famiglie e imprese”. Serve un taglio fiscale rilevante; “un obbiettivo di 4 punti di Pil (circa 50 miliardi), che ci allineerebbe alla pressione fiscale tedesca, non è irraggiungibile nell'arco di qualche anno”.
I fondi si possono trovare: “10-12 miliardi di sussidi si possono abolire da domani, come da mesi chiede Confindustria”. Il rapporto Giavazzi, redatto su richiesta del governo Monti, contiene un provvedimento di legge già pronto. Il principio è molto semplice: ai ricchi si propongono meno tasse, ma in cambio devono pagare alcuni servizi. Per esempio: “Uno studente universitario costa allo Stato, in media, 7 mila euro l'anno. I ricchi, dopo che gli sono state abbassate le tasse, devono pagarne 10. Con i 3 che avanzano si possono finanziare borse di studio per i meno abbienti meritevoli”. Stesso principio va applicato in campo sanitario.
Un altro metodo per reperire risorse consiste nel rivedere gli incentivi alle energie rinnovabili che generano una rendita finanziata dalle bollette degli italiani.
Giavazzi e Alesina fanno anche un'osservazione sul debito pubblico: meglio che cresca di qualche punto, purché serva a far ripartire l'economia. Un ulteriore contrazione del Pil italiano peserebbe di più che non tale opzione.
Ma per affrontare queste, e tutte le altre questioni aperte del nostro paese, si deve necessariamente formare un governo forte e stabile; servono senso della realtà e assunzione di responsabilità. Insomma serve comprendere il senso del discorso (lucido, commovente e lungimirante) di Napolitano. Uno statista.
G. Brigatti